Quando la scuola va in “Classe A”: istruzione per l’uso

11 Settembre 2023


Quali sono gli ingredienti di successo del vostro metodo?

È la domanda che ho fatto a Roberto Di BussoloDirigente Mobilità e Viabilità e Giuseppe MellaResponsabile PNRR e Progetti Nazionali – promotori e curatori per il Comune di Venezia di “La mia scuola va in classe A” fin dall’inizio.

Il programma mette al centro la scuola come laboratorio di sperimentazione su mobilità sostenibile, sicurezza e spazio pubblico condiviso. Il tutto, con un forte approccio partecipativo, a misura di bambino.

In 10 anni, il suo metodo è diventato una buona pratica a livello italiano ed europeo.

Ha una ricca cassetta degli attrezzi, applicata già su 18 scuole elementari e che ha coinvolto circa 1.300 alunni e relative famiglie.

E dunque, quali sono questi ingredienti? Ne abbiamo individuati 8.

Per capire, da dentro, quali sono i meccanismi che hanno fatto funzionare questo progetto.

1. Trovare finanziamenti fuori dal budget ordinario

I progetti più sperimentali hanno bisogno di fondi extra, altrimenti al primo posto verranno sempre (e giustamente) le emergenze e la manutenzioni ordinarie (sistemare la strada, costruire il marciapiede, etc.).

Per questo, all’inizio è stato fondamentale affiancare l’Ufficio Mobilità e l’Ufficio Ricerca Fonti di Finanziamento e Politiche Comunitarie. 

Dal 2012, abbiamo quindi lavorato con l’attivazione di risorse in una logica multi-fondo a livello europeo e nazionale.

E anche questo è stato importante: trovare risorse su fondi diversi per dare continuità al singolo finanziamento.

2. Saper copiare bene: imparare dalle città

Significa non vergognarsi di copiare bene i buoni progetti già realizzati da altri, per poi adattarli. 

All’inizio, questo ci ha fatto ridurre i tempi di progettazione: ci ha permesso di partire rapidamente, mettendoci del nostro e personalizzando gli esempi per quello che ci serviva.

Per noi – soprattutto nella prima fase – la grande opportunità è stata la partecipazione a progetti europei e il confronto con altre realtà stimolanti. 

Lo scambio continua tutt’ora anche grazie alla partecipazione a reti internazionali.

3. Non fermarsi al progetto, ma dare risultati concreti

Questo è un punto chiave. Le persone non si accontentano più di slogan e belle parole: hanno bisogno di vedere dei cambiamenti, da subito.

Per la comunità scolastica, significa parlare a genitori, insegnanti e dirigenti scolastici, oltre ovviamente ai bambini. 

Allora partecipano alle discussioni e stanno dentro questi percorsi, altrimenti ti abbandonano.

Questa Amministrazione ha investito in questi progetti. Ma ci ha dato un “paletto”: sperimentare, innovare, discutere per arrivare a risultati concreti. 

È un paletto che è diventata presto una condizione positiva.

Miglioramento di un ingresso scolastico: colarazione e arredo giocoso (foto Comune di Venezia)

4. Intervenire subito, con il budget già a disposizione

In questi percorsi, la co-progettazione con la comunità scolastica arriva a un piano della mobilità casa-scuola con interventi “low budget” e interventi “high cost”. 

E questo è il secondo punto-chiave.

Poter dire alle persone: guardate, da subito o entro due anni faremo questi interventi low cost perché l’Amministrazione ha già questo piccolo budget a disposizione. Quelli più costosi, chiederanno 5 anni, e risorse da stanziare.

Con i primi 20 o 30 mila euro, siamo quindi in grado di cambiare lo spazio e i fronti scolastici, con segnaletica rinnovata, il miglioramento del verde e lavori stradali leggeri.

5. Un gruppo di lavoro con i diversi uffici del Comune

Questa è stata sicuramente una innovazione interna importante.

La scuola è un oggetto dove lavorano tanti uffici del Comune, oltre ovviamente ai dirigenti scolastici. E dove la suddivisione delle competenze è rigida. Dentro il cancello c’è la scuola con il suo “mondo”, fuori dal cancello entrano in gioco altri soggetti.

Ma chi passa ogni mattina da fuori a dentro son sempre gli stessi alunni e insegnanti.

Abbiamo bisogno di mettere insieme questi due mondi, sapendo che anche le direttive ministeriali non ci aiutano. 

Per questo, ci siamo fatti supportare da professionalità esterne per le attività di coinvolgimento e animazione. Anche queste professionalità hanno dato il loro valore aggiunto, perché inserite in questo stesso gruppo di lavoro.

6. Colori – gioco – manualità – esperienza

Una strada colorata, allegra e divertente; i bambini ci chiedono questo fuori dalla loro scuola.

Serve quindi intervenire sullo spazio stradale con il linguaggio dei bambini, perché questa è la loro aspettativa, da inserire in un contesto di sicurezza e sostenibiltà.

Con questa logica di interventi “low cost” e “high cost”, abbiamo quindi avviato i laboratori creativi per rendere più belli e accessibili gli ingressi scolastici. Sono momenti molto importanti di condivisione pratica del lavoro. 

Li abbiamo fatti con la comunità scolastica: genitori, insegnanti e i bambini in prima persona. Così è arrivato immediatamente un riscontro sul cambiamento concreto che era stato pensato e progettato insieme.

“Green mile”, uno dei giochi per l’educazione attività alla mobilità sostenibile casa-scuola (foto Comune di Venezia)

7. Un pacchetto di strumenti, per progetti lunghi 3 anni

La progettazione partecipata è stata costruita attraverso un pacchetto di strumenti molto vario. 

Dai giochi, ai “safari urbani” con relativa mostra partecipata a fine anno, dove i bambini dotati di tablet segnalano le parti belle e le parti brutte del quartiere. Sono attività che hanno un forte valore di coinvolgimento.

Certo, un po’ alla volta bisogna insegnare anche che la strada non è solo divertimento – anzi – è anche attenzione e rispetto condiviso delle regole e dell’ambiente. Però serve raccontarlo con il linguaggio dei colori, del gioco e della manualità.

Così siamo riusciti a coinvolgerli in questo percorso formativo ed educativo, anche divertente, lungo tutto l’anno scolastico su un ciclo complessivo di tre annualità. Non una cosa spot. 

E ripetiamo, il bambino, con il suo diritto alla salute e alla crescita indipendente, dev’essere pienamente considerato come soggetto che agisce all’interno dello spazio pubblico urbano.

8. Una scuola bella

Rispetto ad altre esperienze, il Comune di Venezia ha aggiunto anche un lavoro per migliorare la qualità estetica delle scuole.

Con un’idea precisa: colorare e migliorare quegli edifici grigi di edilizia scolastica anni ’70 o ‘80. Un requisito estetico che non è extra. 

Anzi, significa molto; è vivibilità, riconoscibilità e senso di cura di un luogo così importante dentro le nostre città.

Proprio quest’anno, con le ultime quattro scuole, siamo riusciti a far lavorare quattro artisti emergenti insieme ai bambini, con una resa estetica finale davvero di impatto.

Miglioramento del cortile interno alla scuola (foto Comune di Venezia)

Questa è l’essenza di “La mia scuola in classe A”.

Il programma è anche una biblioteca di strumenti operativi “open”, li trovate dentro il loro sito, insieme a linee guida e altri sussidi.

Un motivo in più per seguire l’evoluzione di questa esperienza.

Alla prossima!