Ecco perché hai bisogno di un facilitatore grafico per le tue riunioni e laboratori

3 Ottobre 2022


Alessandro Bonaccorsi, Visual Designer, mi ha fatto provare gli incredibili vantaggi di approcciare un lavoro di gruppo tramite il disegno e la facilitazione grafica.

Una delle chiavi di successo di un qualsiasi laboratorio o evento partecipato è rendere coinvolgente e interessante ogni momento dell’incontro. In poche parole: saper tirar fuori il meglio dalle persone, in un ambiente accogliente e stimolante.

On-line, questa attenzione deve essere doppia. Gli spazi del digitale vanno infatti arredati e resi accoglienti, come tutti i luoghi di incontro e relazione.

Ho provato questo approccio dentro un laboratorio con i cittadini per il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di Vicenza. Le immagini che trovate qui sotto, sono il prodotto anche di questo esperimento.

Facilitazione grafica o scribing. In due parole, in che cosa consiste il tuo lavoro?

Il lavoro di facilitazione grafica è uno di quei mestieri strani molto difficili da spiegare a parole, ma molto più semplici da capire quando li si vede in azione.

La facilitazione grafica nasce come integrazione di quelle attività che servivano a sviluppare idee e produrre risultati in gruppi di lavoro, eventi e riunioni, inserendo l’uso del disegno, senza grandi velleità artistiche.

Il disegno aiuta a visualizzare le idee, a rivelare le connessioni, a sviluppare strategie e, soprattutto, a guardare gli argomenti di cui si sta parlando sotto un altro punto di vista. Questo perché il pensiero visivo opera in modo diverso rispetto al pensiero logico-sequenziale che usiamo parlando (chiamato anche “pensiero verticale” contrapponendolo al “pensiero laterale”).

Un esempio di graphic recording (illustrazione di Alessandro Bonaccorsi)

Ci puoi spiegare le tue metodologie di lavoro?

Il ruolo che rivesto dipende dal tipo di incarico:

  • Graphic recording durante eventi e meeting, quindi una registrazione grafica dei contenuti esposti che genera una complessa mappa concettuale come risultato finale;
  • Facilitatore grafico durante focus group, attività di visioning, definizione valori et similia, in cui il coinvolgimento immaginativo e ispirante è molto importante;
  • Facilitatore in percorsi di innovazione, sviluppo idee, brainstorming e attività visionarie: in questi casi agisco come guida del processo e lo facilito attraverso il metodo Working VIsually che ho affinato negli anni. 

Perché è interessante questa tecnica?

Per chi organizza:

  • Offre la possibilità di avere punti di vista più aperti e più visionari su un argomento: in ambito innovazione ad esempio non si può lavorare senza immaginazione e la facilitazione grafica fa emergere idee e spunti grazie al pensiero visivo;
  • le immagini risultanti, che siano singole oppure organizzate in mappe, sono uno strumento di lavoro, documentazione e comunicazione ulteriore, da sfruttare soprattutto nei giorni successivi alla facilitazione stessa, non solo durante il suo svolgimento.

Per chi partecipa:

  • La trasformazione dei concetti in disegni aiuta la memorizzazione e migliora la comprensione di argomenti complessi;
  • la visualizzazione aiuta a sviluppare ragionamenti e idee che sarebbero impossibili soltanto attraverso un ascolto, per quanto attento e partecipato. Infine, come output: i disegni risultanti rendono meno noiosi e pesanti i documenti post-evento (verbali, relazioni, sintesi, etc).

Come costruire una visione condivisa della mobilità per Vicenza 2030? Laboratorio per il PUMS di Vicenza (fonte: TPS / Comune di Vicenza, illustrazione di Alessandro Bonaccorsi)

Come vieni coinvolto all’interno di attività di facilitazione?

La fase di contatto è abbastanza semplice: vengo coinvolto in base al passaparola, al mio sito o al profilo Linkedin. Il problema il più delle volte è che le organizzazioni, i gruppi di lavoro, gli eventi non sanno di aver bisogno di un facilitatore grafico. Quindi è importante la divulgazione di questa attività e che venga praticata e vista il più possibile.

Due ragionamenti su questa fase: come stai vivendo questa nuova iper-dimensione digitale del lavoro di facilitazione?

Da quando ho iniziato una decina di anni fa a fare questo lavoro ho sempre lavorato in digitale, disegnando con la tavoletta grafica, quindi per me non è una novità.

Credo che soprattutto i graphic recording possano funzionare anche da remoto, aumentando l’effetto sorpresa di ritrovarsi dopo un’ora di webinar con una mappa visuale dei contenuti.

E la dimensione di aula?

Per quel che riguarda la facilitazione dei gruppi e la parte più di formazione, l’aula o il laboratorio sono per ora insostituibili. Con gruppi piccoli è possibile fare grandi cose con i vari servizi di lavagne condivise unite ai software di videoconferenza e ad un uso dinamico di webcam e altri strumenti, come microfoni e tablet.

In prospettiva, che opportunità ci vedi?

Credo che ci voglia ancora qualche anno per digerire una facilitazione digitale da remoto, perché per ora è ancora troppo legato al senso di costrizione e di disagio dovuto ai mesi di lockdown. Chi fa facilitazione dovrà intanto sperimentare e farsi trovare pronti per le novità, anche tecnologiche, dei prossimi anni e che in alcuni paesi sono già realtà.

Trovate tutto su Alessandro qui, nel suo sito workingvisually.it

La mobilità casa-scuola: come costruire una visione condivisa? Laboratorio per il PUMS di Vicenza (fonte: TPS / Comune di Vicenza, illustrazione di Alessandro Bonaccorsi)
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