Basta questionari! Viva i questionari

19 Luglio 2022


Avete presente quando vi arriva l’ennesimo invito a compilare un questionario? Aprite il link perché siete comunque persone curiose, ma dopo poco capite che abbandonerete molto presto.

Le ragioni possono essere tante, ma alla fine si riducono a tre: sono questionari lunghi, noiosi, complicati. Ne aggiungiamo una quarta: non è chiaro il motivo per cui dovremmo dedicarci del tempo e delle energie.

In questo articolo, spiego invece come pensare e progettare un questionario coinvolgente. Ovvero, capace di spiegare, chiedere e comunicare. E soprattutto di essere efficace: ovvero dare occasioni di partecipazione.

Lo farò utilizzando un esempio di un uso “tattico” dello strumento dentro percorsi di partecipazione rivolti ai cittadini. In questo caso, per il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile della Città Metropolitana di Napoli.

Partiamo!

Il questionario è uno strumento di indagine molto diffuso – soprattutto nella sua dimensione digitale. Anzi, lo possiamo dire: è ancora il principe degli strumenti per fare ricerca. È uno strumento serissimo e rigoroso.

Ma viviamo tutti i giorni nel rumore dell’interazione digitale. Per questo, lo strumento rischia di non arrivare al punto. Ovvero: non suscitare attenzione, curiosità e interesse e – in definitiva – di non dare lo spazio di opportunità e partecipazione che invece promette di portare.

Come invece progettare un questionario che sa distinguersi?

Il primo punto non riguarda il questionario.

Campagna per la diffusione del questionario”la mobilità di domani per te come sarà?” per il PUMS della Città Metropolitana di Napoli (immagine TPS pro)

Partiamo concettualmente dall’ “ultimo miglio”, ovvero il passo che porta lo strumento verso le persone: la sua promozione e diffusione. Lo metto per primo, perché le persone “vedranno” per la prima volta il nostro questionario attraverso un invito alla sua compilazione. Qualsiasi esso sia: attraverso una campagna di comunicazione fisica o digitale, attraverso un semplice invito via email o messaggio. Questo primo punto di contatto è decisivo e va curato e progettato con attenzione, per diversi aspetti. I più rilevanti sono due:

  • Il messaggio che accompagna l’invito. È un messaggio convincente e visivamente attraente? È capace di spiegare lo scopo e l’ambito? I tempi e le modalità per la compilazione?
  • Da chi è arrivato l’invito: dal promotore o da canali intermedi? O magari suggerito da un persona o da un gruppo di appartenenza?

Comunque sia andata, abbiamo portato una persona al nastro di partenza. Questa avrà livelli molto diversi di consapevolezza, determinazione e conoscenza sul quell’argomento. Ecco perché, anche uno volta “dentro” il questionario, tutto deve essere pensato e curato perché questo piccolo credito di fiducia non si perda.

Come fare?

Il caso che mostro è un utilizzo particolare dello strumento. Un uso “tattico”, dicevo. Ne ho già parlato qui nella puntata precedente del blog (LINK), dove colloco questo strumento dentro una strategia di costruzione di un pubblico in percorsi di partecipazione rivolti a cittadini. Qui vediamo in dettaglio come è costruito.

Partiamo da alcune scelte che stanno a monte della sua progettazione.

  • Un questionario on-line, “ibrido”: uno strumento di indagine e di comunicazione allo stesso tempo.
  • Il questionario ha un suo nome e un claim. Sarà poi la base per costruire la campagna per la sua promozione e diffusione.
  • Ci sono alcune accortezze per l’esperienza di interazione nella compilazione: usabilità per smartphone facilitata, sezioni riconoscibili e scandite, per dare il passo e il ritmo giusto.
  • Leggero, facile, breve (massimo 5 minuti per completarlo), puntiamo a far partecipare migliaia di persone. Faremo alcune domande su (pochi) argomenti, per raccogliere alcuni umori e percezioni rispetto al tema che stiamo trattando. Ci serviranno da subito per cogliere alcune tendenze.
  • Allo stesso tempo il questionario sa incuriosire e informare, con un tono di voce informale e coinvolgente. Punta ad avviare una conversazione autentica e trasparente: è l’avvio di una relazione nel tempo. Potrà portare nel tempo ad altri successivi questionari, magari più verticali e tematici.
  • Nell’ultima parte il cittadino può decidere se iniziare questo percorso, lasciando i propri contatti (l’email), con la promessa di essere ricontattato a breve.

Fatte queste scelte iniziali, la scrittura del questionario può procedere, non prima di aver scelto il tool on line da utilizzare, ovvero la piattaforma. Questo è importante: determina il margine di complessità della progettazione del questionario, in termini macro e micro (dallo schema generale fino alla definizione delle singole domande).

Esistono diverse piattaforme. La più diffusa – la conosciamo tutti – è la app di google dedicata alle indagini on-line (google moduli): gratuita, ha ovviamente dei limiti, ma va benone per moltissime cose.

Ce ne sono molte altre, alcune gratuite nella versione base, altre più evolute e decisamente per esigenze “pro”. Tra quelle che conosco: microsoft forms, limesurvey, mightyforms, surveymonkey, typeform. Quest’ultima, con una interfaccia visiva e interattiva molto più gradevole delle altre. Oppure, survey123 (dal pacchetto Arcgis), con delle potenzialità incredibili per l’elaborazione delle informazioni geografiche raccolte.

Definiti gli obiettivi e la piattaforma, passiamo alla progettazione vera e propria.

Questo questionario è fatto di quattro momenti:

  1. Introduzione
  2. Corpo
  3. Anagrafica
  4. Conclusioni

1. Introduzione

Qui è ben visibile il nome del questionario e il suo claim e un breve testo per collocare l’ambito e lo scopo del questionario all’interno del percorso: che cosa serve, a chi si rivolge e per quale motivo.

Sezione di introduzione al questionario “la mobilità di domani per te come sarà?” – PUMS Città Metropolitana di Napoli (immagine TPS pro)

2. Corpo

Il cuore del questionario, dove ci sono le domande vere e proprie. Per Napoli, 6 in tutto. Alcune di queste anche con delle modalità interattive di risposta automatica alle diverse opzioni selezionate, quasi avvicinandosi al gioco, in modalità “quiz”, dove però non esistono per forza risposte giuste o sbagliate.

3. Anagrafica

Le minime domande per profilare la persona sono anticipate da una breve presentazione del gruppo di lavoro (“…prima di salutarci, presentiamoci rapidamente”). Questa parte la mettiamo verso la fine (anziché all’inizio, come si fa normalmente): lasciamo all’inizio le domande più dirette e sugli argomenti che ci interessano.

4. Conclusioni

Qui un paio di domande per chiedere gli ambiti tematici di interesse e la richiesta del contatto e-mail per partecipare ai prossimi step. Lo facciamo attraverso l’adesione a “gruppi di interesse” tematici, con cui iniziare a profilare la nostra base-dati di contatti. Altri testi finali sono per il trattamento dati per la privacy e per l’invito alla condivisione del link.

Infine, il messaggio di uscita dopo che la persona ha confermato e inviato le risposte.

Bene, siamo arrivati alla fine.

I questionari hanno infinite altre declinazioni e usi. Questa versione punta a essere facile e coinvolgente, e seleziona con attenzione le poche domande chiave da inserire. Ci da qualche vantaggio anche nel elaborare rapidamente i dati e restituire i risultati alle persone che hanno partecipato. Non è poco!

Alla prossima


Contributi ai testi e alle immagini: TPS pro – Ilaria Cottu, Marika Moscatelli, Vicky Solli

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